Sono contro ogni regolamento in un porcile di Bertolt Brecht, questo sconosciuto

drammaturgia, regia, scenografia Maria Cristina Mastrangeli e Richard Sammel

composizione musicale : Werner Kolk

con Andrea Leonetti, Richard Sammel, Susanne Schmidt

montaggio di testi tratti da: Storie del signor Keuner, Il romanzo dei Tui, Poemi erotici, Scritti sul teatro, Novelle 1933-1947, Poesie, Dialogo di profughi, Davanti alla commissione d’inchiesta sulle attività antiamericane.


Je suis contre toute réglementation dans une porcherie è stato creato su commissione del Goethe Institut di Parigi nell’aprile 1998, nell’ambito delle celebrazioni del centenario della nascita di Bertolt Brecht e ripreso per il festival Rencontres théâtrales di Montreuil, nella periferia di Parigi, allora diretto da Gabriel Garran, nel maggio 1999.

Il pubblico pensa di assistere a un’austera conferenza su dei testi poco noti di Brecht. Ma rapidamente il dibattito si sconquassa. I tre conferenzieri perdono il loro contegno. Bisticciano o acconsentono su temi quali il razzismo, la pornografia, l’educazione, l’arte dell’attore o il canto brechtiano. Pregnante e divertente, questo spettacolo fa scoprire un Brecht insolito.

Note di regia

La maggioranza del pubblico conosce principalmente il teatro di Brecht, del quale solo una decina di testi sono frequentemente in cartellone.
Durante i miei studi teatrali, avevo letto molto del grande autore. Assieme ai suoi testi celebri, ne amavo altri, altrettanto forti, ma meno conosciuti: racconti in prosa, poesie, saggi sul teatro, e anche il (vero) interrogatorio davanti alla commissione d’inchiesta per le attività antiamericane, che Brecht fu costretto a subire. Questi testi hanno tutti in comune la forza straziante e ironica della metafora e uno sguardo divertito e acuto sull’essere umano.
Così, quando mi fu proposto di concepire uno spettacolo per il centenario della sua nascita, ho approfittato di quest’imperdibile occasione per realizzare questo sogno.
Partendo da testi scelti, ho iniziato allora a immaginare una forma che permettesse una teatralizzazione coerente, ma con sviluppi diversi, basata sulla dialettica brechtiana.
La finta conferenza, come terreno di ricerca ludica per gli attori, si è imposta spontaneamente. Mi è sembrato, in questo caso, che ci fosse la necessità di rompere una convenzione, quella della lettura pubblica, troppo spesso usata, per farne uno spettacolo vivo. Ci siamo molto divertiti.
Richard Sammel

Un malinteso accettato da tutti vuole che il lavoro di Brecht sull’attore sia in opposizione a quello di Stanislavskij e, a maggior ragione, a quello di Strasberg.
Lee Strasberg si è spiegato al riguardo nella sua autobiografia rivelando che Brecht nelle sue produzioni col Berliner Ensemble applicava i principi stanislavskiani di “verità” e “verosimiglianza”.
Ho dunque scelto di lavorare tenendo conto di questi apriori. Ho guidato gli attori verso una spontaneità “cinematografica” per l’inizio dello spettacolo (quando si presentano come dei veri conferenzieri) e messo in rilievo in seguito dei riferimenti alla recitazione detta brechtiana. La connivenza tra i tre attori, che non sono al loro primo incontro professionale, è stata di grande utilità e ha permesso di lavorare sull’ironia sottintesa richiesta da alcuni dei testi scelti. Il lavoro musicale compiuto ad hoc per lo spettacolo dal compositore Werner Kolk ha anch’esso contribuito a spingere la recitazione in tal senso, accentuando, ad esempio, la dizione tradizionale del canto brechtiano.
Vorrei aggiungere che la scelta di testi non teatrali è inerente alle linee guida del lavoro di Octogone. Ciò ci incita a rivelare il loro impatto drammatico e a inventare delle nuove metodologie d’approccio scenico per, non soltanto leggere questi testi, ma vederli diventare vivi.
Maria Cristina Mastrangeli

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