ispirata al saggio eponimo di Annette Wieviorka
e a Obbedienza all’autorità di Stanley Milgram
regia Maria Cristina Mastrangeli
composizione musicale Gualtiero Dazzi
coreografia Yo Kusakabe
intervento scenografico Esther Shalev-Gerz
con Ivan Heidsieck, Andrea Leonetti, Anna Romano, Véronique Rousseau, Richard Sammel et (en alternance): Armelle Bérengier, Valeria Cavalli, Barbara de Luzenberger, Bertrand Farge, Bunny Godillot, Francine Olivier, Andrea Retz-Rouyet
e con la partecipazione al cantiere preparatorio di Paul Chevillard, Gilles Dao, Sophie Gubri, Alissa Lumelski, Susanne Schmidt, Marie Seux
Una prima tappa di laboratorio è stata presentata il 15 e il 16 dicembre 1999 al Théâtre Berthelot di Montreuil, nella periferia di Parigi. Questa presentazione è stata realizzata grazie alla compagnia La Parole Errante di Armand Gatti e Jean-Jacques Hocquart e al loro spazio di ricerca situato a Montreuil, oggi diventato la Maison de l’Arbre.
Lo spettacolo è stato creato al Théâtre Studio d’Alfortville, nella periferia di Parigi, teatro diretto da Christian Benedetti, nell’ottobre 2000.
Lo spettacolo ha anche prodotto una vasta azione culturale con nove classi di scuole medie e licei della cittadina di Montreuil, durante un intero anno scolastico.
Col sostegno di: Municipio di Montreuil, Mains d’œuvre – Aubervilliers, LICRA (Lega Internazionale contro il Razzismo e l’Antisemitismo), Fondazione del Giudaismo Francese
Nota di regia
Cerco
di fare de L’era del testimone
non uno spettacolo in più su “questo”,
ma uno sguardo nuovo di noi, artisti? artigiani? agitatori culturali?
su questa memoria,
che non è un dovere, ma un lavoro da compiere,
come le domande nuove dei nuovi storici.
Mi interrogo
sul come il teatro possa appropriarsi di questo materiale,
sulla necessità e l’impudicizia di questa appropriazione,
sulla messa a nudo del lavoro dell’attore, a volte impotente come me di fronte a questo materiale.
Domande di ciascuno sulla propria storia,
la lettera del bisnonno: campo di Drancy, il…
il ricordo del papà deportato politico…
un “francese vero”?…
l’Austria dell’infanzia…
la vecchia professoressa d’arte drammatica che scopriamo essere stata partigiana, infiltrata nella Wehrmacht…
i nonni, da una parte e dall’altra della barricata nazista…
ma anche la più giovane tra noi per chi, paradossalmente, il ricordo è più vicino e “non può”
cosa ne facciamo?
Ed io,
figlia di questa piccola borghesia italiana cattolica, che s’ignora antisemita e che ha permesso il fascismo,
che diritto ho?
Elaborare il lutto non per dimenticare
ma per meglio lottare in questo nuovo millennio infestato di vecchi fantasmi.
Maria Cristina Mastrangeli
décembre 1999